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La Spiaggia
La corretta gestione dei litorali passa necessariamente attraverso la conoscenza approfondita sia delle leggi naturali che ne regolano l'equilibrio che nello stato in cui si trovano. Ogni spiaggia, come tutti gli elementi geomorfologici, altro non è che il risultato dei molti fattori, spesso antagonisti fra loro, che giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, ne modellano la forma. "Leggere" una spiaggia vuol dire appunto studiarne la forma e, attraverso questa, capire la sua storia, individuare i fattori che ne condizionano lo stato attuale e prevedere quale potrà essere la sua vita futura. Non è sufficiente però cominciare questo studio dalla battigia perché la spiaggia prosegue anche in mare, ed è proprio qui che agiscono quelle forze che più delle altre condizionano il suo equilibrio. Sono infatti le onde che, con il loro lavoro continuo, talvolta quasi delicato, altrimenti violento e burrascoso, modellano il profilo di una spiaggia dal largo fino ai piedi delle dune.L'azione delle onde
In un'onda l'acqua si muove, non tanto verso costa, quanto in orbite circolari sempre più strette dalla superficie verso il fondo; ad una profondità grosso modo pari alla lunghezza dell'onda (distanza fra due creste successive) il movimento dell'acqua diviene pressoché nullo. Via via che l'onda si avvicina alla costa trova fondali sempre più bassi e il movimento circolare viene ostacolato dall'attrito con il fondo; le orbite, che in prossimità della superficie non vengono modificate, scendendo verso il fondo si trasformano in ellissi sempre più schiacciate finchè a contatto con il fondo l'acqua si muove solo in avanti e indietro al passaggio delle onde. Lo spostamento dei granelli di sabbia e dei detriti di alghe che osserviamo nuotando sott'acqua ci dà la misura di questo movimento, responsabile fra l'altro della formazione di quelle piccole increspature della sabbia sul fondo. Non frenata dagli attriti, la parte superiore dell'onda prosegue la sua corsa verso la costa deformandosi progressivamente finchè la cresta non si trova troppo avanzata rispetto all'acqua sottostante che deve sostenerla: l'acqua ricade in avanti dando luogo ai frangenti.La spiaggia sommersa
Dalla linea dei frangenti fino a riva si ha quindi, negli strati superiori, uno spostamento dell'acqua verso la costa che diventa imponente durante le forti mareggiate invernali. Per l'azione di bilancio di massa l'acqua, scorrendo sul fondo, dalla zona più vicina alla battigia si porta verso il largo trasportando con sé una grande quantità di sabbia. Nella fascia dei frangenti il movimento tende ad annullarsi e la sabbia fin qui trasportata viene abbandonata sul fondo dando luogo ad un cordone sommerso longitudinale alla costa (la barra). Durante le mareggiate più forti si possono osservare più linee di frangenti al di sotto delle quali è possibile ora immaginare la presenza di barre che, formando un brusco scalino sul profilo sommerso della spiaggia, impongono ad un gran numero di onde di frangere proprio in quel punto, innescando fra l'altro un processo di autoalimentazione delle barre stesse. Le barre costituiscono anche una difesa della spiaggia contro le onde più forti: l'energia che queste trasportano, e che attaccherebbe violentemente la riva, viene filtrata dalle barre e dispersa su di un tratto di fondo maggiore. Con il ritorno della bella stagione le onde diventano più appiattite, non frangono che in prossimità della riva e possono riportare verso costa quei materiali che nel periodo invernale se ne erano allontanati. Le barre iniziano infatti il loro movimento verso riva e spesso è possibile vederle emergere in prossimità della battigia dalla quale sono separate da uno stretto canale che piano piano si riempie con la sabbia che le onde prelevano dalla cresta della barra. Vi è così una differenza sostanziale fra il profilo di una spiaggia in inverno ed in estate: in inverno la parte emersa è stretta poiché parte della sabbia si è trasferita sotto forma di barre nei fondali antistanti; in estate la spiaggia emersa è più larga, la battigia è più ripida, e al largo vi sono poche o piccolissime barre. Ma anche l'uomo spesso interviene in questi mutamenti stagionali: davanti agli stabilimenti balneari, in primavera, viene setacciata la sabbia e spianato il profilo della spiaggia che perde così il suo aspetto naturale. Procedendo nella nostra "lettura" verso la spiaggia emersa incontriamo quel punto in cui frangono anche le onde più piccole che scavano uno scalino di pochi centimetri (solco di battigia) al cui piede vi è generalmente della sabbia più grossolana o dei frammenti di conchiglie; la sabbia più fine non riesce a rimanere in questo punto proprio a causa dell'energia di queste piccole onde.La spiaggia emersa
Superato questo scalino siamo sulla battigia e, vedendo spiagge diverse, sarà possibile osservare che la sua pendenza è tanto maggiore quanto maggiori sono le dimensioni del materiale che costituisce la spiaggia. Al limite superiore della battigia la pendenza aumenta ancora un po' fino a raggiungere la cresta della berma. E' qui che le onde trascinano i granelli di sabbia, le conchiglie e i pezzetti di legno e poiché l'acqua che scende sulla battigia viene in parte assorbita dalla sabbia, la sua capacità di riportare indietro tutto questo materiale viene ridotta e la berma si accresce mentre la sua cresta si alza fino a che le onde non riescano a raggiungerla. Spesso dopo la berma ordinaria, ossia quella in equilibrio con l'attuale stato del mare, è possibile trovare più all'interno delle creste di berme di tempesta, più alte e modellate dalle onde maggiori quanto queste attaccavano la spiaggia. Lungo il nostro profilo si incontrano così diversi scalini, magari smussati dal vento o da chi ha camminato sulla spiaggia.Le dune
Il moto ondoso non è solo agente modellatore di una spiaggia anche se è certamente, almeno nella nostra regione, il più potente. Anche il vento dà il suo contributo a rimodellare le forme create dal mare e a farne delle sue proprie. Sono delle piccole ondulazioni più o meno perpendicolari alla direzione del vento che è possibile osservare dopo una giornata particolarmente ventosa: sono le dune, create dal vento a spese dei granelli di sabbia più fini sottratti alla spiaggia. Anche se lontane dalla battigia, le dune talvolta sono chiamate a contribuire all'equilibrio di tutta la spiaggia: durante mareggiate eccezionali le onde possono giungere fino ai loro piedi e allora questo materiale, magari accumulato per anni, può essere restituito alla spiaggia riducendo i danni nei momenti più critici.L'intervento dell'uomo
Negli ultimi anni vi è stata la tendenza a demolire le dune per sostituirle con passeggiate e/o strutture balneari, privando così la spiaggia di una difesa ed esponendo questi insediamenti alla costante minaccia dell'erosione. Bisogna infatti ricordare che anche una spiaggia stabile vive in un equilibrio dinamico nel quale arretramenti ad avanzamenti della linea di riva di qualche decina di metri possono aver luogo anche in tempi brevi. Se al posto della duna il mare trova delle costruzioni, siano esse edifici, cabine o muri a difesa di rilevati stradali, l'equilibrio è compromesso e può non ristabilirsi più la situazione iniziale, ma anzi l'onda riflessa sulle pareti rigide contribuisce ulteriormente all'erosione della spiaggia. Una volta saturata di edifici la fascia più vicina al mare, si è originato lo squilibrio della fascia costiera.Il trasporto litoraneo
Ma da dove viene la sabbia che costituisce le spiagge? Solo in pochi casi e in piccole spiaggette ai piedi delle coste rocciose la sabbia è il prodotto dell'erosione della scogliera; nella maggior parte dei casi la sabbia si è formata assai più lontano, sui versanti dei monti da dove i fiumi e torrenti la trasportano fino al mare. E' qui che le onde del mare li prendono in carico e li trasportano per decine e anche per centinaia di chilometri. Gran parte di questo movimento avviene nella zona dei frangenti, dove l'energia è maggiore. Piano piano un fiume di sabbia si muove spinto dalle onde. Esso rifornisce costantemente le spiagge compensando la perdita di quel materiale che viene disperso negli alti fondali o trasportato dalle onde sulle spiagge vicine. Nel nostro ambito l'andamento prevalente del trasporto marino della sabbia è da ponente a levante.Il deficit sedimentario
L'intervento dell'uomo, oltre che sulle spiagge, si è anche sviluppato lungo il corso dei fiumi e dei torrenti (tombinature, muri d'argine, ect.) e delle loro foci. I fiumi ed i torrenti non sono così più in grado di far affluire al mare tutta quella quantità di sedimenti che portavano nel passato e sull'entità della quale si era stabilito l'equilibrio delle spiagge; queste hanno dovuto adeguarsi a questa nuova situazione arretrando su quasi tutte le coste italiane. L'intervento dell'uomo ha anche modificato le modalità di ridistribuzione dei sedimenti lungo la costa con la costruzione di opere a mare che bloccano la sabbia in alcuni punti lasciando in deficit le aree sottoflutto (quella a levante). Per contrastare l'arretramento di alcune spiagge sono state costruite poi delle difese che, seppure a scala minore, hanno lo stesso effetto: si tratta dei pennelli trasversali e delle scogliere parallele poste a qualche decina di metri dalla riva. Queste determinano una riduzione dell'energia del moto ondoso nel tratto di mare da esse protetto con la conseguente deposizione della sabbia "in transito". Questi sistemi possono dare qualche risultato localizzato nelle zone dell'intervento, ma causano un'ulteriore riduzione della quantità di sabbia che raggiunge le spiagge sottoflutto. E' per questo che negli ultimi tempi prevale la strategia di proteggere le spiagge dall'erosione non con opere a mare, ma con la tutela ed il rispetto dell'ambiente mare ed eventualmente con parziale ripascimento artificiale effettuato con sedimenti prelevati o nelle cave o nelle foci dei fiumi e dei torrenti.Il mare qualche cenno sull'acqua di Mare
L'acqua di mare è una complessa soluzione nella quale si trovano in forma dissociata svariati sali. La salinità è una caratteristica peculiare di ciascun tratto di mare e viene influenzata da fenomeni più o meno importanti di evaporazione e dall'entità degli apporti di acqua dolce (fiumi, torrenti, piogge ….). In generale, nel Mediterraneo, tenuto conto della forte evaporazione, la salinità è maggiore di quella di altri mari e varia tra il 37%0 e il 39%0 . I sali presenti in mare sono il cloruro di sodio per il 78% e poi in percentuale decrescenti il cloruro di magnesio, il solfato di magnesio, il solfato di calcio, il solfato di potassio ed il carbonato di calcio. La salinità riveste un ruolo importante nella determinazione dei popolamenti in mare. Gli organismi sono tuttavia influenzati nel loro sviluppo e nella possibilità di nutrirsi e riprodursi da numerosi altri fattori quali temperatura, concentrazione di gas disciolti (e quindi livello di ossigenazione dell'acqua) e grado di ricchezza delle acque, in termini di materia organica disciolta e sospesa come particellato. Poiché tutti gli organismi marini, tranne alcuni tipi di batteri, usano l'ossigeno per respirare, il grado di ossigenazione dell'acqua è di primaria importanza. Le fonti principali dell'ossigeno disciolto in mare sono rappresentate dalla fotosintesi clorofilliana dei vegetali marini (analogamente a quanto avviene per le piante terrestri) e dagli scambi gassosi superficiali tra atmosfera e mare. La concentrazione di ossigeno disciolto in mare e di circa 4,5 - 8 mg/l. Per l'anidride carbonica si hanno valori di 40 - 50 mg/l, in dipendenza dal metabolismo respiratorio degli organismi. In caso di un abbassamento della concentrazione di ossigeno nell'acqua si possono verificare fenomeni di moria degli organismi, primi fra tutti quelli più sensibili alle variazioni di ossigenazione. Ciò può accadere, ad esempio, in presenza di un eccesso di sostanze organica in via di degradazione (es. accumulo di alghe morte). I batteri che operano la demolizione della sostanza organica consumano ossigeno. Tale consumo, se non compensato da un adeguato rinnovo (es. mareggiata che smuove le acque ossigenandole) può dar luogo ad un progressivo impoverimento di ossigeno nell'acqua fino alla completa anossia, determinando repentino peggioramento della qualità dell'acqua di mare. Infatti l'ossigeno depura naturalmente le sostanze organiche inquinanti (scarichi reflui urbani) ossidandole e degradandole ad acqua ed anidride carbonica. Nelle condizioni di anossia prevalgono i batteri che non hanno bisogno di ossigeno per il proprio metabolismo e ciò dà inizio a processi fermentativi con produzione di sostanze tossiche come l'acido solfidrico. Bisogna poi ricordare che il grado di ossigenazione dell'acqua è inversamente proporzionale alla temperatura. A parità di fattori, quindi, acque calde sono meno ossigenate di acque fredde. D'estate è quindi più probabile che si verifichino fenomeni di anossia. Il riscaldamento estivo dell'acqua di mare è inoltre responsabile di un particolare fenomeno, la formazione del termoclino. Si tratta del riscaldamento della fascia d'acqua più superficiale che rimane così nettamente separata dalle acque più profonde e più fredde. Questo comporta l'instaurarsi di una vera e propria barriera termica lungo la colonna d'acqua che impedisce sia la risalita di sostanze nutritizie dal fondo verso la superficie, sia l'ossigenazione degli strati profondi tramite gli apporti dall'atmosfera. ln Mar Ligure ciò ha inizio intorno al mese di marzo e scompare con l'autunno.L'estate è quindi il periodo più delicato per l'equilibrio dell'ambiente marino costiero. Il Mar Ligure non è particolarmente ricco di nutrienti e viene perciò definito oligotrofico. Se ci si occupa di acque costiere, tuttavia, si può incontrare qualche problema nella gestione del carico di nutrienti provenienti dagli scarichi urbani. Il materiale di scarico fognario, può determinare, una volta in mare, un surplus energetico non immediatamente assimilabile dall'ecosistema marino che lo riceve. Si può inoltre verificare l'apporto di sostanze inquinanti di varia natura derivanti dalle attività industriali e dall'uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura. Il censimento e la gestione corretta della rete fognaria, idonei impianti di depurazione, condotte sottomarine di scarico adeguatamente dimensionate, il controllo degli scarichi industriali e ripascimenti delle spiagge effettuati con materiale idoneo che non origini fango sono ormai aspetti irrinunciabili ed improcastinabili. Se a ciò si aggiunge una conformazione naturale e/o artificiale del territorio che favorisce il ristagno delle acque in certi punti ed una situazione idrodinamica che determina l'apporto di materiale pelagico inquinante da altre zone, è verosimile che, specialmente in condizioni di acque calde, l'equilibrio marino subisca delle perturbazioni anche violente. L'alterazione delle buone condizioni dell'ambiente marino, risorsa principe delle popolazioni che vivono sul mare, dovrebbe essere considerata il più grande e temibile pericolo. Chiunque abbia il mare nella propria cultura e tradizione dovrebbe sentire proprie le seguenti linee di comportamento: - limitare al massimo l'apporto diretto ed indiretto di sostanze inquinanti in mare, - favorire iniziative finalizzate al recupero dell'ambiente marino, - operare una personale azione di controllo sul territorio, denunciando qualsiasi riscontrato abuso ai danni del mare. Uno dei più grandi errori che si possono commettere è infatti considerare irrilevante il proprio comportamento personale ai fini della salvaguardia dell'ambiente in generale e dell'ambiente marino in particolare.